Sirita, Vienna, van Ghelen, 1719

 SIRITA
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nell’imperial Favorita per comando della sacra, cesarea e cattolica real maestà di Carlo VI, imperadore de’ Romani sempre augusto, per le felicissime nozze de’ serenissimi principi Maria Gioseffa, arciduchessa d’Austria, e Federico Augusto, principe ereditario di Sassonia.
    La poesia è del signor Apostolo Zeno, poeta ed istorico di sua maestà cesarea e cattolica. La musica è del signor Antonio Caldara, vicemaestro di cappella di sua maestà cesarea e cattolica.
    Vienna d’Austria, appresso Giovanni van Ghelen, stampatore di corte di sua maestà cesarea e cattolica, l’anno 1719.
 
 ARGOMENTO
 
    «Olim apud nos puellarum continentia magnopere visus petulantiam edomare solebat, ne mentis integritas oculorum libertate corrumperetur affectabaturque, ut cordis castimoniam oris modestia fateretur». Così scrive Sassone Gramatico nel VII libro delle sue Istorie di Danimarca, in parlando della onestà e continenza delle antiche vergini di quel regno. Nello stesso luogo abbiamo da lui un singolare esempio di tal virtù nella persona di Sirita, figliuola del re Sivaldo, vergine sì continente e pudica che, fuor del padre, non mirò mai uomo in faccia. Tutta l’autorità dell’istoria appena basta per farci riguardare un sì raro esempio che come favola. Sollecitata questa principessa dal padre a collocarsi in matrimonio con alcuno de’ grandi del regno, promisegli di compiacerlo ma solo a favor di quello che, per qualunque maniera, potesse giugnere a conseguire una sola occhiata da lei. Tra i principi concorrenti, distinguevasi Ottaro, il più famoso guerriero della Danimarca, il quale avea ucciso di sua mano in un fatto d’armi Regnaldo, re di Svezia, e sconfittone l’esercito che negli stati del re Sivaldo avea fatti notabili avanzamenti e conquiste. Ciò che egli ed altri operasse, per ottenere da Sirita un solo sguardo, leggesi nell’istoria e nel dramma. La pubblicazione dei finti sponsali di Ottaro con un’altra, la costanza mostrata da Sirita nel sostenere in quella occasione la facella nuziale e superata finalmente dal dolore, dal dispetto e forse anche dall’amore, già introdotto in lei dai servigi che le avea prestati il suo amante, il suo sposalizio con Ottaro, quello del re con una sorella di lui e le altre circostanze, con le quali si chiude l’azione, tutte son tratte dalla narrazione dell’istorico, non dall’idea del poeta. Oltre a Sassone Gramatico, può vedersi Alberto Krantzio, libro II, capitolo V, Giovanni Meursio, libro II, e altri istorici di quel regno.
    La scena è presso Hafnia, in un palazzo reale di villa e nelle sue vicinanze.
 
 ATTORI
 
 SIVALDO re di Danimarca, amante di Romilda
 SIRITA sua figliuola
 OTTARO, IROLDO principi in Danimarca, amanti di Sirita
 ROMILDA sorella di Ottaro, amante di Iroldo
 ALINDA confidente d’Iroldo, amante di Ottaro
 Coro di cacciatori e cacciatrici, coro di cavalieri danesi
 
 COMPARSE
 
    Paggi on Sirita, paggi con Romilda, paggi con Alinda, soldati danesi con Sivaldo, cavalieri a paggi con Ottaro.
 
 MUTAZIONI
 
    Sala reale, galleria di pitture, cortile del palazzo reale, campagna con principio di bosco, stanza di specchi, luogo magnifico per nozze illuminato di notte.
    Le mutazioni furono rara invenzione del signor Giuseppe Galli Bibiena, secondo ingegnere teatrale di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 BALLI
 
    Nel primo atto: ballo di pittori.
    Nel secondo atto: ballo di cacciatori e cacciatrici.
    Nel terzo atto: ballo di nazioni diverse.
    Il primo ed il terzo ballo furono vagamente concertati dal signor Pietro Simone Levassori de la Motta, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica. Il secondo fu parimente concertato dal signor Alessandro Phillebois, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica, con le arie per li detti balli del signor Nicola Matteis, direttore della musica instromentale di sua maestà cesarea e cattolica.